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Avifauna in Calabria: la migrazione degli uccelli nel Parco Nazionale dell’Aspromonte
di Giuseppe Camelliti ed Eugenio Muscianese
Grandi veleggiatori, rapaci e cicogne, da sempre affascinano birdwatchers e ornitologi.
Da due anni collaboriamo al progetto di monitoraggio autunnale degli uccelli migratori promosso dal Parco Nazionale dell'Aspromonte. Per qualche mese siamo stati ospiti nella foresteria di Gambarie, frazione del comune di Santo Stefano d’Aspromonte (RC). Si tratta di una piccola cittadina posta a 1300 m circondata da splendidi boschi di Faggio e conifere. Questa località diventa un importante centro montano per il turismo invernale del reggino e ospita la sede del Parco Nazionale d’Aspromonte.
Il lavoro di ricerca è stato svolto in diverse postazioni situate in punti strategici per la migrazione degli uccelli.
Si tratta di siti con caratteristiche orografiche utili a questo genere di osservazioni, quindi, posti panoramici dove notoriamente si concentrano gli uccelli. Alcuni di essi sono ubicati in aree ad alta valenza naturalistica: associazioni vegetali peculiari e presenza nelle vicinanze di geositi; altri in piena campagna con coltivazioni di cereali e ortaggi.
La temperatura è mitigata dall’alta quota, ma trattandosi di postazioni allo scoperto, durante la giornata spesso si soffriva il caldo. Per fortuna c'erano gli ombrelloni, sembrava di essere al mare…
Quest'anno (estate 2012) è stato abbastanza siccitoso, un fatto anomalo per queste zone, a fine settembre si stava tranquillamente con magliette a maniche corte.
Gli uccelli si concentravano nelle ore centrali della giornata, facendoci lavorare parecchio soprattutto nel periodo di picco. Quando passava una specie poco comune si gioiva come se si fosse andati allo stadio a vedere una partita di calcio, si prendeva il manuale e si studiavano le caratteristiche individuali della specie osservata, poi, verso sera si tornava soddisfatti alla foresteria del Parco pronti ad affrontare, ancora più motivati, un'altra giornata di lavoro.
Nei momenti di pausa in cui non passavano rapaci, radiolina e conversazioni ornitologiche ammortizzavano l’attesa, ma con lo sguardo vigile all’orizzonte.
Le osservazioni dirette, mediante l’uso di binocoli e cannocchiali, avvengono oramai da diversi anni in Calabria e hanno portato a numerose pubblicazioni scientifiche sul fenomeno della migrazione degli uccelli. In particolare, i rapaci hanno periodi di passaggio preferenziali, dettati soprattutto dalle proprie “strategie” migratorie. Di tutti i grandi veleggiatori, durante la migrazione verso i quartieri di svernamento, alcune specie sono potenzialmente più propense a usare l’Italia come ponte naturale verso il continente africano.
Le specie osservate sono state il Falco di palude, dal marcato dimorfismo sessuale; il Falco pecchiaiolo, simbolo dell'antibracconaggio e nidificante regolare in Calabria; il Nibbio bruno, che durante il periodo post riproduttivo forma anch’esso gruppi costituiti da numerosi individui; il Grillaio, la Cicogna nera, l’Aquila minore, il Falco pescatore, il Capovaccaio e altri ancora.
La mobilitazione delle associazioni ambientaliste, delle forze dell'ordine e di altri soggetti interessati alla conservazione, che in passato hanno vissuto in prima linea la lotta al bracconaggio di questi uccelli particolarmente protetti dalla Legge 157/92, ci ha permesso di godere delle lunghe ore di osservazione senza assistere a uccisioni illegali.
Purtroppo ancora oggi, ogni tanto, i fatti di cronaca ci pongono di fronte a una realtà non del tutto mutata rispetto al passato, nonostante il numero di esemplari abbattuti sia probabilmente ridotto al minimo storico.
Nel frattempo, nuovi ostacoli stanno sbarrando la via per il Sud, ma in maniera più subdola e meno rumorosa delle doppiette. Si tratta di strutture che invadono lo spazio aereo, utili per il trasporto e la produzione di energia elettrica o per le telecomunicazioni: cavi, tralicci, antenne e impianti industriali eolici, dove gli uccelli possono impattare o restare folgorati. I migratori devono stare attenti a non avvicinarsi troppo a questi ostacoli. Osservandoli in lontananza, pensavamo preoccupati ai nostri amici alati notturni che queste barriere non possono neanche vederle…
Le numerose giornate di campo ci hanno permesso di scoprire quotidianamente le altre specie presenti in zona, che hanno reso ancora più emozionante il nostro lavoro.
Citiamo per esempio la presenza di: Picchio nero, Magnanina comune, Crociere, Stiaccino, Rondone pallido e Codirossone.
L'Aspromonte, il “Monte Bianco” per gli antichi greci, dunque resta un territorio unico nel Mediterraneo centrale per la migrazione degli uccelli, uno dei fenomeni più affascinanti della natura. Invitiamo tutti a visitarlo!
Desideriamo ringraziare l’Ente Parco che ha finanziato e coordinato il progetto e tutti quanti hanno preso parte allo svolgimento del lavoro.